Pannelli solari termici sottovuoto d’inverno: come funzionano e quando conviene sceglierli

È l’alba di una mattina d’inverno quando, tra una lieve brina e lastre di ghiaccio, si vedono spiccare sul tetto i tubi scuri dei pannelli. Sul cantiere, i tecnici misurano la temperatura interna di ogni segmento, osservando come il calore rimanga intrappolato. Un’istantanea che introduce un tema ormai al centro del dibattito sulle fonti rinnovabili.

Parliamo di pannelli solari termici sottovuoto, soluzioni che promettono un rendimento invernale superiore rispetto ai sistemi tradizionali. Dal meccanismo allo stato fisico del liquido termovettore, fino ai costi di installazione, ecco cosa emerge quando si misura l’efficienza in condizioni di freddo. Un dettaglio che molti sottovalutano mette in luce vantaggi concreti per chi vive in climi rigidi.

Il funzionamento a vuoto e il rendimento in inverno

I pannelli sottovuoto si basano su un principio semplice: una serie di tubi in vetro con doppia parete, separati da uno strato isolante in grado di mantenere il vuoto. All’interno scorre un liquido termovettore che, esposto ai raggi solari, raggiunge temperature elevate anche con il cielo velato. Le perdite di calore sono ridotte al minimo grazie all’assenza d’aria tra le pareti, ecco come si ottiene un salto termico più consistente rispetto ai modelli convettivi.

In condizioni di freddo, la dispersione verso l’esterno è limitata: il calore viene convogliato all’impianto di riscaldamento o alla preparazione di acqua calda sanitaria. Secondo alcuni studi recenti, il guadagno energetico in pieno inverno può superare il 20% rispetto ai collettori piani. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno, quando le temperature scendono al di sotto dei 5 °C e la radiazione solare è meno intensa.

Il sistema richiede un’installazione precisa: l’orientamento verso sud e l’inclinazione ottimale sono fondamentali per massimizzare l’assorbimento. In Italia, in regioni del Nord Europa o nel Centro, la differenza si avverte nel contatore termico. Chi vive in città lo nota ogni giorno, tra consumi ridotti e minor utilizzo di combustibili fossili.

Pannelli solari termici sottovuoto d’inverno: come funzionano e quando conviene sceglierli
Mano introduce una moneta in un salvadanaio a forma di mucca. Illustra il concetto di risparmio ed investimento energetico. – fiorisco.it

Confronto con i collettori piani e costi di installazione

I collettori piani tradizionali, più diffusi e spesso meno costosi, lavorano a contatto diretto con l’atmosfera. Il vetrino e la lamina scura catturano i raggi, ma il calo delle temperature esterne incide sulla resa. Nei pannelli sottovuoto, invece, l’isolamento è più efficace e la temperatura media del fluido resta elevata. Ecco perché, pur investendo di più, il ritorno in termini di energia è superiore nei mesi freddi.

Parliamo di cifre: un modulo sottovuoto di circa 2 m² può costare tra i 1.200 e i 1.800 euro, installazione inclusa. Nel caso dei collettori piani, la spesa si aggira sui 800–1.200 euro per la stessa superficie. Non è un dato da trascurare, ma un dettaglio che molti sottovalutano quando calcolano il tempo di ammortamento. Il bonus energia disponibile in diverse regioni italiane, con detrazioni fino al 50%, riduce il periodo di rientro economico.

Alla prova dei fatti, ecco come orientarsi: nelle località con inverni rigidi o per edifici isolati male, i pannelli sottovuoto garantiscono un guadagno energetico superiore all’uso di sistemi tradizionali. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno, ma che si traduce in un risparmio reale nel corso dell’anno. Una tendenza che molti italiani stanno già osservando, integrando impianti sempre più performanti nelle proprie abitazioni.

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